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Mindfulness e flow
Mindfulness e flow
Psichiatra, psicoterapeuta cognitivo comportamentale, e docente di terapie cognitive di terza generazione integrate con la mindfulness, fondatore della scuola di formazione post-specializzazione Scienze cognitive di Ecomind. Direttore scientifico del team dei disturbi di ansia e panico e terapie basate sulla mindfulness e ACT.
Mindfulness e flow sono due termini ormai piuttosto popolari. Non è infrequente sentire parlare di mindfulness o di flow nei media, sui social e nel linguaggio quotidiano.
La mindfulness è spesso associata alla meditazione, mentre il flow a una specie di stato di grazia durante il quale si svolge un'attività, soprattutto artistica o sportiva, in modo impeccabile.
Queste due semplificazioni colgono senz'altro alcuni aspetti della mindfulness e del flow, ma possono comportare fraintendimenti e qualche confusione.
In questo articolo vorrei mettere in evidenza quali sono gli aspetti fondamentali della mindfulness e del flow, e se vi è qualche collegamento tra i due.
La mindfulness è un modo speciale di prestare attenzione al momento presente, indipendentemente dal fatto che si stia meditando o meno. La mindfulness è attenzione aperta, non giudicante, alla propria esperienza, includendo ciò che viene percepito dai sensi (il mondo esterno) e la consapevolezza dei propri pensieri, emozioni e sensazioni (il mondo interno).
Infatti, si può praticare la mindfulness anche senza meditare, semplicemente portando un'attenzione aperta, non giudicante, alla propria esperienza. La meditazione formale basata sulla mindfulness è solo un modo per allenare le sue due abilità fondamentali: la presenza e l'apertura. Durante una sessione di meditazione basata sulla mindfulness, si porta l'attenzione a un oggetto percettivo (che può essere il respiro, ma anche un suono, o le sensazioni del corpo) notando le divagazioni della mente, e tornando all'oggetto della meditazione.
La mindfulness può essere praticata anche nell'attività, ad esempio camminando, mangiando, persino parlando con una persona. Non è un caso che il protocollo basico della mindfulness, che si chiama MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) inizia con la cosiddetta meditazione dell'uvetta, ovvero mangiare un solo chicco d'uva passa con attenzione a tutto ciò che viene sperimentato.
Anche il flow implica l'attenzione al presente. La caratteristica fondamentale del flow è infatti l'intenso e gratificante assorbimento in un'attività, in un flusso costante di momento presente.
L'assorbimento in un'attività nel presente è ciò che rende il flow simile alla mindfulness. Ma, a differenza della mindfulness, nel flow non c'è attenzione all'esperienza interiore, ovvero ai pensieri, emozioni e sensazioni.
Per questa ragione, alcuni studi suggeriscono che lo stato di mindfulness ostacoli il flow.
D'altra parte, molti studi dimostrano che la pratica della mindfulness favorisca la disposizione al flow.
Per comprendere questa apparente contraddizione, bisogna distinguere tra stato e disposizione: la disposizione è, infatti, la facilità con cui si può accedere a uno stato.
Se lo stato di mindfulness è per certi versi distinto dallo stato di flow, la pratica della mindfulness, ovvero dell'attenzione consapevole, aiuta le persone a entrare più facilmente in uno stato di flow, in altri termini aumenta la disposizione al flow, come spiega molto bene una meta analisi di Nicola S. Schutte e John M. Malouff.
Infatti, la mindfulness allena a una speciale consapevolezza dei propri pensieri, che non implica la loro negazione, o esclusione, ma semplicemente un minore coinvolgimento. E solo se si è poco coinvolti dai pensieri è possibile entrare in uno stato di flow.
La chiave per comprendere la mindfulness e la sua influenza positiva alla disposizione al flow, è appunto questa: essere meno coinvolti dai propri pensieri, che nel gergo dell'Acceptance and Commitment Therapy (ACT) si chiama defusione.
L'influenza positiva della mindfulness alla disposizione al flow non è diversa dall'influenza positiva della mindfulness al superamento dello stress.
In entrambi i casi, la mindfulness aiuta a defondersi dai propri pensieri, ovvero a riconoscerli per quel che sono, senza confonderli con i fatti.
In conclusione, possiamo dire che mindfulness e flow sono due stati vicini, ma diversi. Nel primo è fondamentale la consapevolezza non giudicante dei propri stati interni, ovvero la defusione, nel secondo è cruciale l'assorbimento senza interferenze nell'attività che si sta svolgendo.
Ma la mindfulness, proprio allenando alla defusione, consente di accedere più facilmente al flow.
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