Mettere a frutto gli errori
Come mettere a frutto non solo i vostri sforzi, ma anche, perfino soprattutto i vostri “errori”? Si è già detto che spesso capita di riuscire a tenere a mente la mente dei bambini solo col senno di poi perché nella foga della relazione con i figli si tende facilmente ad agire d’impulso. Bene, quello che segue è un esercizio che vi servirà per raccogliere tutto questo senno di poi e metterlo al servizio del futuro.
Per capire meglio lo scopo e l’utilità di questo esercizio, basiamoci su un piccolo caso.
Ric (6 anni) e la sua mamma sono al supermercato a fare la spesa. Ric conosce il luogo e si attarda a contemplare gli scaffali dei giocattoli. Di solito è in grado di seguire e ritrovare facilmente la mamma, ma quel giorno qualcosa va storto e la perde di vista; vaga per un po’ cercandola tra le corsie, ma nonostante sia grandicello cade in preda allo sconforto, scoppia a piangere, e viene accompagnato da una anziana signora alle casse. Viene dato un annuncio al microfono, e la mamma in pochi attimi ritrova Ric; torna il sorriso e i due riprendono a fare la spesa. L’episodio sembra dimenticato.
Più tardi si unisce a loro il papà per fare un giro in centro. Ric sembra di ottimo umore. Tra pochi giorni inizierà la scuola primaria e i genitori entrano con lui in vari negozi per le compere in preparazione dell’evento. Già nella prima cartoleria mamma e papà devono ammonire severamente il figlio, che non fa che correre qua e là nel negozio nascondendosi dietro ogni scaffale. Nel locale successivo addirittura fa perdere le sue tracce scomparendo in uno sgabuzzino, facendoli dapprima preoccupare, poi adirare per la sua indisciplina. Lo vedono fare cose sciocche e lo ammoniscono: comportandosi così non si mostra certo pronto a diventare un buon scolaro. Il giro di compere prosegue senza che Ric desista dai suoi comportamenti, e tornano a casa tesi, stanchi e anche un po’ preoccupati per quella che sembra una “regressione” del loro bambino.
Più tardi Ric va a letto, un po’ imbronciato. Mamma e papà, finalmente soli, si domandano: “ma che gli aveva preso, oggi?”.
È solo in quel momento, mettendo assieme il racconto dello smarrimento al supermercato con i comportamenti in cartoleria, che i genitori esclamano “ma certo! Come abbiamo fatto a non pensarci?”. All’improvviso vedono con chiarezza cosa potesse esserci nella mente di Ric: stava giocando a perdersi per sconfiggere la paura provata al supermercato. I suoi comportamenti apparentemente sciocchi rispondevano a un preciso bisogno, elaborare uno spavento che troppo presto la mamma aveva dimenticato, e a cui anche Ric, probabilmente, non stava pensando del tutto consciamente.
Questa volta Ric è stato punito con troppa severità per il suo gioco del perdersi, ma i suoi genitori si ripromettono di essere più attenti a cosa possono servire certi comportamenti che sembrano stupidi o inutili, in modo da essere più pronti ad affrontarli.
A questo punto siete pronti per affrontare l’esercizio seguente, che dovrete sviluppare nel tempo diventando via via sempre più pronti e abili.
Esercizio: Diario del senno di poi
Usando come esempio la tabella qui sotto, tenete un piccolo diario che riguardi certi momenti della giornata che trascorrete con vostro figlio, nei quali non avete avuto il tempo o la prontezza di farvi una buona idea della sua mente.
-- A --
Comportamenti del figlio che mi hanno dato fastidio o per i quali l’ho sgridato
Esempio: i comportamenti di Giò in cartoleria
-- B --
Quali sentimenti ha suscitato subito in me (genitore) quel certo comportamento?
Esempio: collera, preoccupazione, scoraggiamento...
-- C --
Che cosa c’era nella mente del bambino che lo faceva agire così?
Esempio: stava cercando di elaborare la paura di essersi perso...
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