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Relazionarsi al proprio bambino

Entrare in relazione

Capire il proprio bambino consiste nell’osservare, riflettere e fare ipotesi, ma occorre poi entrare in relazione con la mente dei figli, tenendo anche a mente la propria, quindi le proprie emozioni e aspettative. Per prepararsi a questo progresso occorre prima fare un piccolo passo indietro, e focalizzarsi su sé stessi.

Osservare se stessi

“Lo faccio già, è ovvio!” diranno alcuni, mentre altri si chiederanno di cosa si tratta, e soprattutto a cosa possa servire. Mentalizzare su sé stessi significa semplicemente tenere a mente la propria mente e usare queste idee sulla propria mente per agire nel modo più adeguato. Eccone qualche esempio.

1. Vi state recando dal principale per chiedere una giornata di ferie fuori programma. Temete un rifiuto e siete un po’ in ansia. Quando pensate: “lui sarà contrariato, e tergiverserà” state mentalizzando sul vostro superiore, mentre quando pensate “sono preoccupata, temo rifiuterà”, o “il suo tergiversare mi farà arrabbiare e potrei diventare aggressiva, devo stare attenta” state mentalizzando su di voi.

L’utilità della cosa dovrebbe apparire chiara: arrivando preparati di fronte alle proprie e altrui reazioni emotive, avete maggiori probabilità di ottenere quanto desiderate! Vediamo un’altra situazione.

2. Una sera leggendo la posta elettronica trovate una comunicazione: siete convocati per l’indomani a un importante colloquio di lavoro da cui potrebbe scaturire una occasione molto attesa. Potreste pensare “ora sono troppo eccitata e agitata per andare a dormire, prima è meglio fare qualcosa per rilassarmi”; così facendo state mentalizzando su di voi.

Cosa significa dunque tenere a mente la propria mente? In definitiva significa non limitarsi a sentirsi in un certo modo (arrabbiati, eccitati, ecc.), ma considerare quel certo modo di sentirsi come un criterio per decidere come agire. 

Molto spesso la decisione scaturisce da un insieme di idee sulla vostra e sulla altrui mente. Proviamo a continuare l’esempio precedente.

Siete tentata di telefonare a una cara amica, pensando che le chiacchiere vi calmeranno (idea sulla vostra mente), e potrete così darle la bella notizia. Ma una idea sulla mente dell’amica potrebbe farvi rinunciare, se penserete “oh, lei però è stata appena licenziata e ne ha sofferto molto, forse non è il momento giusto per condividere la mia eccitazione...”

Mentalizzare significa anche porsi domande sui propri stati emotivi in rapporto agli eventi, soprattutto quando queste domande non hanno una risposta immediata.

3. Chiedete un piccolo favore senza importanza a una persona amica, che però si scusa e vi dice di non poterlo fare. Potreste inaspettatamente sentirvi molto a disagio per il rifiuto, con rabbia, amarezza o altri sentimenti negativi. State mentalizzando su di voi se, ad esempio, vi domandate “ma perché me la prendo tanto per una piccola cosa?” e tentate poi con calma di trovare una risposta. 

Idee sulla propria mente in rapporto ai figli

Entriamo qui nel vivo della relazione, dove dobbiamo cercare di tenere a mente la nostra mente e quella dei figli mentre ci relazioniamo a loro. Iniziamo con un piccolo “caso”.

Tornate a casa dal lavoro stanche e irritate: è stata una giornataccia orribile in cui vi siete rapportate a una infinità di persone arroganti e indisponenti. Vostro figlio di 4 anni appena vi vede si mette a saltare e gridare nel corridoio facendo un baccano tremendo, e in più notate che ci sono molto suoi giocattoli in giro per la casa. 

Se vi abituate a notare consapevolmente i vostri vari stati d’animo, durante il tempo in cui siete a contatto coi vostri figli potreste anche osservare qualcosa di più: come cambia il comportamento dei bambini a seconda dei vostri stati mentali. Proviamo a dare due diversi finali all’esempio precedente:

1. Andate su tutte le furie per il baccano e il disordine, sgridando il bambino per la sua indisciplina. Il bambino piange, grida, si mette a scagliare con rabbia i giocattoli ovunque. Voi non ci vedete più dall’ira e lo punite severamente, dicendogli che è un bambino cattivo.

 

2. Vi create una Idea-Mente sul bambino, che potrebbe essere “è felice e eccitato di rivedermi dopo una giornata lontano da me”, e una idea-mente su di voi: “ho i nervi a pezzi, ora mi sento irritata e furiosa per il suo comportamento e il disordine, ma lui non c’entra” e cercate un modo per decomprimervi un po’.

È probabile che il finale n° 1 accada più spesso, ed è comprensibile poiché nel momento in cui si è sotto stress è davvero faticoso e difficile chiedersi cosa c’è nella mente del bambino. È stato osservato che “mentalizzare è più difficile proprio quando hai più bisogno di farlo”. Molto spesso capita di fermarsi a pensare col senno di poi perché sul momento abbiamo reagito impulsivamente. Non pensate “è troppo tardi”, ma piuttosto “meglio tardi che mai”. Ad esempio, nel finale n° 1 dopo la prima sgridata uno sguardo alla mente del bambino avrebbe avvertito il genitore: “ora il bambino si sente rifiutato nel suo entusiasmo, e reagisce con collera disperata; ora siamo in due a essere a pezzi, meglio fermarsi prima che sia troppo tardi”. In questo modo avrete evitato una spirale di reazioni negative che, se ripetute nel tempo, possono incidere pesantemente sull’emotività e sulla condotta dei vostri figli, fino a convincerli che sono bambini cattivi e senza alcuna speranza di riaggiustare una relazione positiva coi genitori. 

Cosa fare adesso

Dopo la lettura di questo articolo e del precedente avete in mano quasi tutti gli ingredienti per iniziare a praticare la mentalizzazione su voi stessi e i vostri bambini. Vediamo in concreto come attuarla.

Proseguite nell’osservare i comportamenti dei vostri figli e tentando di attribuirli a loro stati mentali, inclusi desideri, emozioni, pensieri, aspettative...

Osservate parimenti anche i vostri comportamenti, e collegateli con i vostri stati d’animo, usando questa consapevolezza per guidare le vostre azioni verso il miglior risultato (rileggete l’esempio della richiesta di ferie nelle pagine precedenti).

Osservate la differenza di stati mentali e di comportamento dei vostri figli in risposta ai vostri stati d’animo.

 

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