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L’ACT non è un protocollo rigido di interventi, né è stata proposta una loro definizione o sequenza convenzionale.
Piuttosto, ogni terapeuta è chiamato alla generazione creativa di specifici interventi basati però su un tessuto di principi che sono definiti rigorosamente.
Lo scopo generale di una psicoterapia basata sui principi dell’Acceptance and Commitment Therapy è la flessibilizzazione psicologica, ovvero, secondo la Relational Frame Theory (RFT), l’abbandono di regole inflessibili del comportamento basate su relazioni e stimoli arbitrari.
La Relational Frame Theory non è oggetto di questo articolo, ricorderò solo che secondo questo modello del linguaggio è possibile descrivere e spiegare il comportamento governato da regole (individuato a suo tempo già da Skinner) e che consiste in comportamenti che non dipendono da stimoli diretti, percettivi, antecedenti e conseguenti, ma da processi cognitivi relativamente insensibili alla esperienza diretta. Le regole che influenzano il comportamento sono a loro volta basate su una rete di relazioni arbitrarie, ovvero non basate su sequenze, somiglianze o vicinanze fisicamente percepibili, ma su collegamenti puramente semantici (mutual entailment, combinatorial entailment, transformation) dando luogo a regole basate su scambio sociale (pliance) su obiettivi determinati (tracking) e su principi generali (augmenting).
Ebbene, gli interventi dell’ACT mirano a ridimensionare il predominio, o l’inflessibilità, del comportamento governato da regole, influenzandone direttamente i processi. L’insieme di tali processi viene denominato Esaflex. Scopo della terapia è pertanto di trasformare un Esaflex prevalentemente rigido:
1. Evitamento esperenziale
2. Fusione
3. Sé concettuale
4. Coinvolgimento attivo nel passato e nel futuro
5. Opacità dei valori
6. Comportamento orientato all’evitamento piuttosto che ai valori
In un Esaflex prevalentmente flessibile:
1. Accettazione
2. Defusione
3. Sé come contesto
4. Presenza
5. Valori evidenti
6. Comportamenti orientati ai valori
Sebbene tutti i processi suddetti (rigidi o flessibili) siano strettamente collegati, quando si lavora in terapia è estremamente utile individuare delle aree specifiche dell’Esaflex su cui lavorare in uno specifico momento e in uno specifico contesto.
È possibile pertanto orientare di volta in volta il focus degli interventi su alcuni gruppi di processi accomunati da sotto-obiettivi terapeutici con caratteristiche ben definite.
Gli interventi con il focus sull’accettazione e la defusione mirano a ridimensionare il fenomeno noto come insensibilità alla contingenza, ovvero la tendenza a ignorare l’esperienza diretta, sensoriale, contingente sia per quanto attiene agli stimoli antecedenti, che alle conseguenze.
Rientrano in questa categoria tutti gli interventi che mirano ad aiutare il paziente a migliorare la capacità di self-discrimination entrando in contatto con i propri pensieri, le proprie emozioni e sensazioni, nonché a riconoscere le conseguenze esperenziali del proprio comportamento.
Ecco alcuni esempi:
• Che cosa nota?
• Cosa prova ora?
• Cosa sta dicendo la sua mente?
• Cosa sente fisicamente? Dove?
• E cosa fa quando la sua mente le dice questo?
• E cosa succede dopo? Quali sono le conseguenze?
• Creative Hopelessness (sperimentazione di uno stato di abbandono di ogni speranza di risolvere il proprio problema continuando a comportarsi allo stesso modo)
• Specifici esercizi di defusione (ad es. dire a se stessi i propri pensieri con voci diverse dalla propria)
• Metafore: Stazione dei bus, spingere un oggetto davanti a se, tirare la corda.
Gli interventi di questa categoria mirano a generare dei frames di distinzione tra i contenuti della mente e colui che li nota, o li sperimenta. Questa distinzione viene chiamata nella RFT perspective taking ovvero assumere la prospettiva di io-qui-ora che osserva me-lì-allora. A partire da questa distinzione principale è possibile generare altri frames come quello di inclusione (ciò che mi viene in mente non sono io, ma mi appartiene).
Esempi:
• Chi nota questo?
• Può fare spazio a questi pensieri, a queste emozioni a queste sensazioni?
• Questi pensieri, queste sensazioni le sono in qualche modo familiari?
• Cosa può apprendere da quello che ha notato?
• Metafora della torcia.
• Pratica della mindfulness
• Esercizio dei pensieri
Gli interventi di questa categoria mirano a generare dei frames di coordinamento tra emozioni difficili (oggetto di evitamento esperenziale) e i propri valori e le azioni ispirate ai valori. Ciò significa abbandonare frames di opposizione (non posso dedicarmi alla mia vita perché ho queste emozioni che me lo impediscono), e abbracciare la possibilità di occuparsi degli aspetti importanti e significativi della propria esistenza anche in presenza di emozioni difficili.
Esempi:
• Cosa può fare per sé ora, in questa situazione?
• Cosa è realmente importante per lei?
• Metafora della guida del bus in compagnia dei propri pensieri.
• Esercizio della vita (descrivere i propri valori per ogni area della vita e dare un punteggio di
importanza e di impegno)
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Psichiatra, psicoterapeuta cognitivo comportamentale, e docente di terapie cognitive di terza generazione integrate con la mindfulness, fondatore della scuola di formazione post-specializzazione Scienze cognitive di Ecomind. Direttore scientifico del team dei disturbi di ansia e panico e terapie basate sulla mindfulness e ACT.
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