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Stare con i bambini a casa durante l'epidemia di coronavirus

In questi giorni nuovi e difficili per tutti, grandi e piccoli, i media si sono occupati molto di aiutare i genitori a comprendere e contenere l’ansia dei bambini.

Si è consigliato, per esempio, di dare un volto ed un nome al Coronavirus, e abbiamo visto in tv il disegno del virus a forma di omino testone con spuntoni e bernoccoli, e arcobaleni con la scritta “andrà tutto bene” che riportano serenità e speranza in tutti noi.

I genitori sono stati invitati a parlare con i loro figli delle loro paure ed ad occuparsi di loro dedicando tutto questo tempo, improvvisamente ed abbondantemente libero, giocando a vecchi giochi di società, a cucinare dolci, fare puzzle, ecc.

Bene tutto questo è molto utile. Che altro possiamo fare? Per esempio occuparci delle altre emozioni dei nostri piccoli. Siamo genitori responsabili ed è normale oggi sentirsi perlopiù preoccupati, e pensare soprattutto a cosa mette in pericolo la nostra salute e quella dei nostri figli.

Ma vorrei invitarvi a riflettere sul fatto che forse i bambini hanno altre emozioni che rischiamo di non vedere. La rabbia e la tristezza, per esempio, hanno ragione di esistere, in giorni di quarantena come questi, e sono molto interessanti da ascoltare.

Vi possono sembrare emozioni difficili, un pochino ingombranti, magari spaventano voi per primi.

Come si sente oggi vostro figlio che non può andare al parco? Che non può invitare un compagno o una compagna di scuola a casa a giocare? Che non può scendere e giocare in cortile? Sarà probabilmente arrabbiato e triste.

E voi genitori, per aiutarli, avete detto loro che non devono essere arrabbiati e che non devono essere tristi!

Li avete rassicurati che passerà presto e che presto potranno tornare al parco e rivedere gli amici.

Sì sembra corretto ma in realtà possiamo essere più efficaci.

Mettiamoci meglio in ascolto di queste emozioni, impariamo qualcosa in più sui nostri figli ed insegniamo loro qualcosa di nuovo.

Vediamo come si fa.

Che cosa ci dicono la rabbia e la tristezza? Ci raccontano qualcosa che è veramente importante per noi, ci raccontano che cosa rende la nostra vita piena e significativa e quindi oggi cosa ci manca davvero! Noi genitori tendiamo a riempire la vita quotidiana dei nostri figli di stimoli che a noi sembrano importanti. Devi fare musica, un corso di inglese, basket, danza classica…ma oggi che i bambini sono fermi, a casa, cosa manca loro davvero? Per quale mancanza si sentono veramente tristi? Forse scopriremo quello che sta loro a cuore, quello che è un loro valore piuttosto che un loro dovere al quale assolvono per compiacerci. Se ci mettiamo in ascolto della loro rabbia e tristezza li aiuteremo a capire meglio se stessi e noi a ritrovare, alla fine della quarantena, la disponibilità e l’impegno a fare per loro quello che per loro è più utile.

Ma cosa significa ascoltare con disponibilità? Come si fa?

Accogliere quello che i nostri figli ci dicono senza distrarli dall’emozione che ci confidano, per imparare più cose possibili su quell’emozione.

Facciamo qualche esempio.

“Sono arrabbiato perché non posso andare al parco”.

Apprezziamo subito il fatto che nostro figlio sia riuscito a esprimere uno stato d’animo. Rispondiamo che si, è giusto che si senta arrabbiato. Può fare un disegno della sua rabbia, se vuole. Poi gli possiamo confidare che anche noi ci sentiamo arrabbiati.

Facciamo così anche se ci ha confidato di avere tristezza.

“Sono triste perché non sto vedendo la mia amica Anna"

Ascoltiamo, disegniamo, esprimiamo una nostra confidenza sulla nostra tristezza. 

Quando cerchiamo di distrarli per es. dicendo loro “Non essere arrabbiato o triste, vieni a giocare!” non va bene.

Meglio fare cosi: prima ti ascolto, tu ti racconti, io mi racconto, io ti abbraccio perché ho capito come ti senti, tu figlio ti senti normale perché hai capito che è giusto sentirsi così, grazie a mamma e papà che ti hanno ascoltato e poi si, si può finalmente fare la domanda:

“E ora che cosa ti piacerebbe fare?“

Così poi vediamo se la rabbia e la tristezza si sono un po’ attenuate . È molto importante dopo aver fatto qualcosa con il bambino tornare sull’argomento, dopo il momento consolatorio di gioco. “ Come stai adesso”? È passato un po'? “ Senza aver paura di risvegliare i mostri. I mostri sono quello che non conosciamo, se le emozioni le guardiamo da vicino, le accettiamo noi adulti, e le accettano i nostri bambini, diventano uno strumento fondamentale di conoscenza di noi stessi e dell’altro . Ci metteranno sulla strada giusta, quella che i nostri figli vogliono percorrere, non quella che abbiamo deciso noi. La strada verso il parco più spesso della strada verso il corso di inglese o la strada verso casa di Marco più spesso della strada verso casa di Andrea e la sua famiglia , che in realtà piace più a noi. Diamo alle emozioni diritto di cittadinanza nella nostra casa! Non ne abbiate paura! Ecco questo tempo allungato diventerà davvero una bella opportunità.

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