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La mindfulness allena la presenza e l'apertura, due abilità cognitive cruciali per sviluppare consapevolezza dell'esperienza interiore. In questo corso apprenderemo come generare e utilizzare la consapevolezza nei processi terapeutici.
Il videocorso
Una imponente quantità di studi mostra che la pratica della mindfulness dei protocolli MBSR e MBCT influenza positivamente la resilienza allo stress, è efficace nella prevenzione degli episodi depressivi, è utile per i problemi di ansia, il dolore cronico, ed è dimostrata la sua influenza positiva per molti problemi di salute.
Non sorprende quindi che la mindfulness venga spesso proposta in seduta dagli psicoterapeuti ai loro pazienti con l'auspicio che migliori l'efficacia degli interventi psicoterapeutici in senso stretto.
Ma se la pratica della mindfulness è utilizzata in modo eclettico, e separata dal contesto terapeutico, ad esempio nella forma di meditazioni guidate condotte in seduta senza un collegamento con i processi terapeutici, ha un impatto molto limitato e praticamente irrilevante.
La mindfulness intesa in senso ampio può essere, invece, una parte importante della psicoterapia, con un impatto significativo sull'efficacia, ma a patto che sia integrata organicamente nel setting e nei processi terapeutici.
La mindfulness, infatti, non è solo meditazione, ma una disposizione aperta, nel momento presente, all'esperienza interiore. Un utilizzo integrato e focalizzato delle abilità della mindfulness (presenza, apertura e riflessione consapevole) consente di attivare o approfondire i processi terapeutici, migliorare in modo decisivo il rapporto terapeutico e ridurre il rischio di drop out.
La più semplice ed elegante definizione di mindfulness, proposta da Jon Kabat-Zinn, è: attenzione deliberata al momento presente in modo non giudicante.
In questa definizione sono citate le due abilità fondamentali "allenate" dalla pratica della mindfulness: la presenza e l'apertura alla propria esperienza.
La presenza e l'apertura possono essere organicamente e fruttuosamente agganciate ai processi terapeutici a vari livelli.
Il primo e forse più importante livello di integrazione è la self-discrimination, ovvero la consapevolezza dei processi interiori, come i pensieri, le emozioni, le sensazioni e gli impulsi in una prospettiva osservativa e non coinvolta.
Capita che la psicoterapia venga ostacolata da una difficoltà del paziente a riconoscere e individuare i suoi propri processi mentali. La pratica della mindfulness e alcuni interventi mindfulness-based possono essere utilizzati efficacemente per migliorare questa abilità. Nel corso vedremo praticamente come utilizzare la mindfulness per migliorare i processi di self-discrimination.
Il secondo livello di integrazione è l'analisi funzionale che serve a individuare automatismi di rifiuto, evitamento, negazione e controllo, in sintesi a sviluppare la capacità di cogliere il significato e i processi con cui si sviluppano i sintomi e la sofferenza psicopatologica.
La presenza e l'apertura della mindfulness aiutano a disvelare i pensieri, le emozioni, le sensazioni e gli impulsi che spesso si celano dietro comportamenti e atteggiamenti difensivi e di resistenza al cambiamento terapeutico.
Infine, la mindfulness, intesa nel suo senso più ampio che abbiamo descritto, può essere integrata nel difficile processo di individuare comportamenti alternativi orientati non dal tentativo di controllo della propria esperienza, ma dai propri valori, dal proprio temperamento e dai più autentici bisogni. L'esplorazione e la proposta di comportamenti alternativi è strettamente connessa con i processi detti di defusione che in altri termini possono essere definiti come la capacità di distinguere tra significati simbolici della realtà e la realtà stessa. La defusione è un aspetto centrale delle terapie cognitivo comportamentali di terza generazione e in particolare dell'Acceptance and Commitment Therapy ed ha un ruolo cruciale nella psicoterapia. Gli interventi basati sulla mindfulness sono per definizione "defusivi" in quanto aiutano a riconoscere la natura dei pensieri in quanto distinti dai fatti.
Per favorire la self-discrimination, l'analisi funzionale e la defusione non è sufficiente condurre delle meditazioni, ma può rivelarsi decisivo un certo modo di dirigere l'attenzione alla propria esperienza interiore in modalità non meditativa.
Nel corso sono esplorati tutti i livelli di integrazione da un punto di vista teorico e tecnico e contiene ampi stralci della registrazione di un webinar tenuto recentemente, con esempi pratici, meditazioni, condivisioni e commenti.
Contenuti del corso
Le abilità cognitive della mindfulness
Che cos'è la mindfulness
La presenza e l'apertura
Mindfulness e apprendimento dall'esperienza (reflection)
Il circolo virtuoso della mindfulness
Reflection e Inquiry (condivisione guidata)
Commenti alla condivisione guidata
Incorporare il circolo virtuoso di mindfulness e reflection
Incorporare l'approccio mindful
Integrare la mindfulness in psicoterapia: autodiscriminazione
Esplorare l'esperienza interiore
Integrare la mindfulness in psicoterapia: analisi funzionale
Analisi funzionale
Integrare la mindfulness in psicoterapia: comportamenti alternativi
Psichiatra, psicoterapeuta cognitivo comportamentale, e docente di terapie cognitive di terza generazione integrate con la mindfulness, fondatore della scuola di formazione post-specializzazione Scienze cognitive di Ecomind. Direttore scientifico del team dei disturbi di ansia e panico e terapie basate sulla mindfulness e ACT.
I fondamentali del lavoro di gruppo, tipologie di gruppi, setting, struttura e come gestire la comunicazione, e governare i processi gruppali per facilitare il lavoro psicoterapeutico o i processi di aiuto e apprendimento.
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